UNA RIFLESSIONE SUI MONDIALI UNDER 17 e UNDER 20

In questi mesi mi sono posto ancora di più in una posizione di ascolto nei confronti dei miei colleghi Maestri e tecnici, per capire i loro punti di vista in previsione di una mia possibile elezione federale. Torno a scrivere per dire la mia in merito alla prima decisione di questo “nuovo” Consiglio Federale. 

Sono tante le domande che mi sono posto e che mi sono state poste da alcuni colleghi e questa riflessione nasce dalla lettura da uno scarno comunicato e dall’ascolto del video del Presidente Azzi con cui la Federazione ha dichiarato che l’Italia non avrebbe partecipato ai Mondiali Under 17 e Under 20 in Egitto: “è stata una decisione delicata e forte per il nostro movimento” e ancora “è stata dettata dall’emergenza sanitaria mondiale che si sta vivendo e dalle valutazioni circa le necessarie misure di sicurezza in termini di prevenzione da contagio Covid-19. Dopo un attento dibattito e analisi dettagliate, suffragate anche dai pareri espressi da alti funzionari delle istituzioni nazionali preposte in materia sanitaria e di protezione civile”.

Io non capisco: parto dal presupposto che ci siamo allenati, testati e abbiamo iniziato in queste settimane le gare di qualifica regionale; le Nazionali di sciabola, spada e fioretto hanno partecipato, seguendo il protocollo, a gare internazionali a Budapest, Kazan (dove la popolazione non indossa la mascherina e dove tutto è aperto) e a Doha, e i nostri atleti dei gruppi sportivi sono inclusi nelle campagne di vaccinazione e sono tutti monitorati con tamponi frequenti. 

Quindi mi chiedo se sia veramente necessario non partire per Il Cairo per “motivi di sicurezza”: vorrei andare più a fondo, analizzando alcune delle possibile motivazioni non menzionate dalla comunicazione ufficiale. Temo che le regole di “ingaggio” non siano, ancora una volta, chiare e questa è una grave mancanza di rispetto per gli atleti, i tecnici, le società e le famiglie dopo l’anno passato e i mesi ancora difficili che avremo davanti.

Mi chiedo quindi se la nostra Federazione abbia valutato alcune azioni che potevano garantire una maggiore sicurezza, in primis un confronto con la FIE: se è vero che abbiamo tante remore sulla gestione dei protocolli da parte dell’Egitto, perché non far valere il nostro grande peso politico in FIE avanzando altre idee oltre a quella egiziana per l’organizzazione dell’Evento? 

Non era possibile chiedere maggiori garanzie dalla stessa FIE affinché si potesse gestire seriamente e professionalmente il protocollo? 

Non abbiamo evidenza delle azioni che sono state messe in atto dal Consiglio, ma l’annullamento della partecipazione quando mancavano solo 20 gironi all’inizio della manifestazione mi fa pensare che la macchina organizzativa della Federazione non fosse ancora operativa e che forse non avrebbe comunque garantito la presenta degli atleti italiani: organizzare una spedizione ai Campionati del mondo con atleti U17 e U20 in periodo di Covid e in Egitto forse aveva bisogno di maggiore preparazione e attenzione. Un processo che doveva iniziare mesi fa, quando il Presidente Onorario Scarso aveva di fatto confermato la partecipazione dell’Italia.

Mancare un appuntamento così importante per un atleta e per il suo team è un fatto che non può essere rimborsato o ancora peggio “ristorato” (termine usato per cose decisamente più gravi visto che parliamo di aziende chiuse e fallite, attività in crisi con tanta gente senza lavoro): partecipare ad un mondiale giovanile è un’esperienza unica e formativa.

Non pensate poi che i ‘ristori’ li debbano avere i tecnici e le società che hanno perso tanto e magari usare in modo diverso i fondi, tanti, spesi in questi lunghi mesi per allenare U17 e U20 tra Ct e Staff, raduni mensili, gare durante gli allenamenti con arbitri e direttori di torneo, test event e altro? Parliamone!

È ancora una volta questa decisione è una decisione presa dalla Federazione senza un confronto con i reali protagonisti: gli atleti, le società, i tecnici e le famiglie. Ancora una volta non c’è collaborazione, non c’è dialogo “con la base”. Le decisioni non rispettano il movimento, non rispettano nemmeno la promessa di Azzi di “pochi atleti, tante medaglie”. 

Questa non è la Federazione che vorrei.

Massimo Bertacchini